Finalmente lo dicono anche i dati: i giovani sono meglio!!!
Mi occupo di fundraising da oltre 20 anni e di non profit da oltre 40 e ho sempre pensato che nelle generazioni più giovani (18-34 anni) risieda il meglio della società, o quanto meno il meglio per il futuro della società.
Una volta lo pensavo perché anche io ero tra questi giovani, diciamo fino a circa 30 anni fa, ma poi, pur non essendo più in quella fascia di età, continuo a pensarlo, quindi non lo faccio per interesse personale o devianza di vedute.
Ah, forse l’ho dato per scontato: sto parlando di dono, della promozione e dell’agire l’esperienza di quest’ultimo, sia che si tratti di dare o di ricevere.
4 ottobre: Giornata del Dono (e dei dati che contano)
Sabato 4 ottobre, giornata Patrono d’Italia (presto sarà anche festa nazionale) e proclamata una decina di anni fa Giornata del Dono.
Per diletto e per lavoro studio i dati che vengono forniti e che riguardano il nostro settore, e a questo giro ce ne sono davvero tanti.
Dopo aver ringraziato (mai abbastanza) tutti coloro che lavorano per produrre questa conoscenza e metterla a nostra disposizione — quindi ISTAT, Vita Magazine, Istituto Italiano Donazione, BVA Doxa, Walden Lab, Rete del Dono e PayPal, e coloro che sostengono direttamente o indirettamente queste ricerche — ho provato a tirarle un po’ insieme per capire quali fossero quei quattro cinque punti che ci possano aiutare a capire cosa sta succedendo o cosa potrebbe succedere.
Di conseguenza, magari, ci si organizza per tempo.
La situazione: stabile variabile
La lancetta della valutazione complessiva indica “stabile variabile”, per usare un linguaggio meteorologico.
Ci sono dati tristi: primo fra tutti quello che rileva il calo delle organizzazioni non profit che fanno attività di fundraising nel periodo 2016/2021.
Badate bene: un calo non in percentuale rispetto alla crescita del numero complessivo degli enti del Terzo Settore, ma proprio in valore assoluto — da circa 72.000 a circa 68.000.
Altro dato che non fa impazzire di gioia è la marginalità dei lasciti testamentari sul volume delle entrate complessive, a riprova del fatto che le ONP investono ancora molto poco in questo senso.
Eppure la prima ricerca di Fondazione Cariplo è del 2009, testamentosolidale.org è attivo dal 2013… quindi è da un paio di lustri che se ne parla in modo diffuso.
Il terzo dato è il calo del numero complessivo dei volontari censiti, sempre rispetto al 2016.
Cosa di per sé già triste, anche se in parte compensata dall’idea che non tutti i donatori di tempo sono o possono essere rilevati — in realtà c’è molto più tempo donato di quello che si può misurare.
Ma sicuramente il dato fa riflettere.
E all’interno di questo quadro, ciò che rammarica di più è che si continua a considerare il volontariato solo come tempo nei servizi diretti ai beneficiari.
Infatti, la maggioranza degli enti che raccolgono fondi ha pochi volontari (tavola 2.5 ISTAT).
Sarebbe invece tempo che gli enti che raccolgono fondi avessero tanti volontari impegnati anche nella raccolta fondi.
Spiragli di sole (per fortuna)
Ma essendo variabile la situazione, tra queste nubi ci sono anche spiragli di sole che — se non proprio splendente — almeno fanno pendere un po’ la lancetta al positivo.
La prima considerazione riguarda il fatto che sia ISTAT che tutte le altre ricerche confermano che le persone fisiche restano la principale fonte di risorse (66,8%), seguite da — udite udite — imprese e istituzioni pubbliche.
Poi le imprese private, altre istituzioni non profit e infine le fondazioni e fondazioni bancarie (17,8%).
I giovani: il vero dato che cambia tutto
Il dato però sul quale tutte le ricerche convergono è che i giovani aumentano.
Sì, aumentano nel numero di volontari: infatti, seppur con il calo complessivo, se si va ad analizzare il dato relativo alla fascia giovanile, l’attivazione e la partecipazione dei 18-34enni cresce.
Il 35% dei giovani ha svolto o è disponibile a svolgere un’attività per una ONP, che si tratti di volontariato, partecipazione a eventi o promozione di una donazione (Walden-Lab).
Ricordiamo che il dato medio italiano dei volontari si attesta tra l’8% e l’11%.
Questo trend è confermato anche dai dati di Dono 3.0, presentati a maggio, in cui la GenZ mostra una partecipazione maggiore rispetto alle altre generazioni.
E, tra i 18 e i 19 anni, le ragazze superano i ragazzi di oltre quattro punti percentuali.
Forse è tempo di dire che le volontarie sono più dei volontari.
Giovani donatori, comunicazione e fiducia
Anche sulle donazioni, il dato è entusiasmante: tra i 14 e i 19 anni si passa da 76.000 a 90.000 donatori, arrivando all’1,5% del totale (ISTAT – Noi Doniamo 2025).
I giovani si dimostrano anche più attenti alla comunicazione e alla trasparenza, non solo sui contenuti e sui canali, ma anche sul tono e sulla fiducia che trasmettono.
E non è finita qui: solo il 5% dichiara di aver fatto una donazione rispondendo a un influencer.
Sono molto più “sgamati” degli adulti.
E sull’intelligenza artificiale?
Dulcis in fundo, come i giovani vedono l’applicazione dell’intelligenza artificiale nel campo delle donazioni e della comunicazione: qui il dato non si può sintetizzare, leggetevi la tabella di Walden-Lab e fate le vostre considerazioni.
Nel frattempo, condivido le mie:
Telavevodetto! (cit. Zerocalcare)

Luciano Zanin
CEO Fundraiserperpassione srl-SB













