Nel non profit c’è una parola che tutti amano pronunciare: relazione.
Nel mondo del fundraising lo diciamo da sempre: tutto ruota attorno alla relazione che l’ente riesce a costruire e mantenere tra donatore e beneficiario della donazione, sia essa di denaro, tempo o competenze.
Ma troppo spesso resta solo uno slogan.
Eppure, non c’è bisogno di grandi teorie: relazione significa legame reciproco.
E il fundraising non è altro che questo: il legame che un ente riesce a costruire e mantenere tra donatore e beneficiario.
La scorciatoia che illude
Se siamo tutti d’accordo sul fatto che la relazione sia il cuore, allora perché tanti operatori vogliono “mettersi in mezzo”?
E perché così tante organizzazioni, piccole e grandi, sono così pronte ad affidare la cura delle relazioni con i donatori a soggetti esterni?
La dinamica è quasi sempre la stessa: “Dammi i nomi, ci penso io”.
Comodo, no?
Ma la scorciatoia ha un prezzo altissimo:
- Il donatore diventa un bancomat, spremuto e spesso senza un vero coinvolgimento.
- Il beneficiario paga il conto, perché ogni coltivazione intensiva prima o poi impoverisce il terreno.
- L’organizzazione resta fragile: non impara a parlare con chi la sostiene e non consolida legami autentici.
Delegare le relazioni è come assumere qualcuno che vada a cena con i vostri amici al posto vostro. Magari portano anche a casa una buona mancia… ma che fine fa l’amicizia?
Il prezzo nascosto della delega
Affidarsi a chi “porta a casa i soldi” può sembrare la soluzione più semplice per un ente poco abituato al fundraising.
In realtà, è un tradimento: tra ciò che si dichiara e ciò che si fa.
E alla lunga indebolisce l’intero settore, perché mina la fiducia che regge l’ecosistema del dono.
La vera soluzione: darsi da fare
Le organizzazioni non profit devono aver chiaro che la relazione con i donatori è un affare loro, che non si può delegare.
È impegnativo, certo. Richiede tempo, coraggio e un po’ di fatica. Ma è l’unica strada coerente con la missione.
Tre gesti semplici per sperimentare la forza della relazione
Vuoi rafforzare subito le tue relazioni? Prova a partire da qui:
1. Chiama un donatore a settimana per ringraziarlo senza secondi fini.
2. Scrivi a mano un biglietto per chi ha fatto una donazione significativa.
3. Racconta a un volontario perché donate il vostro tempo: lo farà anche lui con altri.
Quindi?
La prossima volta che qualcuno vi propone “ghe pensi mi”, fermatevi un momento. Riflettete. E poi fate quello che volete, ma con consapevolezza.
A chi invece propone la scorciatoia, ricordo che il fundraising serve a costruire e cambiare il mondo un pezzo alla volta attraverso lo strumento del dono, a renderlo più equo e democratico.
Nel fundraising la relazione con il donatore o la donatrice è scopo, non strumento. Senza relazione, le organizzazioni non profit non possono esercitare appieno il proprio ruolo e invece, nel futuro, anche molto prossimo, ne avremo sempre più bisogno.
Questo è il secondo articolo di Luciano Zanin dedicato alle “parole” del non profit.
Se ti interessa, puoi leggere anche la prima riflessione, sul conflitto tra Consulente e Tecnico.

Luciano Zanin
CEO Fundraiserperpassione srl-SB