NO NEWS, GOOD NEWS!

NO NEWS, GOOD NEWS!

Commenti al IX Italy Giving Report e altri sviluppi del fundraising di questi mesi. 

Scritto da Luciano Zanin, CEO Fundraiserperpassione SB

Il 21 febbraio scorso è stato pubblicato il IX Italy Giving Report, ma o sono distratto io, cosa assolutamente possibile, oppure mi sembra che se ne sia parlato davvero poco.

Forse il dibattito pubblico in questo tempo è stato conquistato dal “pandoro gate” e dalla funzione dei testimonial, ma dentro a quelle dieci pagine c’è anche un sacco di altra roba: dati, analisi, possibili trend sull’andamento delle donazioni nel Bel Paese.

Intanto grazie, che non è mai abbastanza, a Vita e a chi ci DONA questo (ed altri) dati che per noi “fundraiser e consulenti di provincia” sono davvero una manna, una boccata di ossigeno, un pozzo di informazioni dal quale attingere, altrimenti dal nostro osservatorio faremmo davvero fatica a vedere molti accadimenti.

Anche se è vero che “dalla provincia” si gode di un interessante panorama che non sempre è in linea con l’andamento nazionale e con quello che i dati riportano, l’eterna tensione tra il micro e il macro.

Non mi pare il caso di commentare i singoli dati che tra l’altro mi sembra confermino trend consolidati e che quanto meno ci liberano (per ora) dal timore del contraccolpo post pandemia, come sempre i donatori si dimostrano un po’ più maturi delle organizzazioni non profit. Se siete interessati a leggere i commenti ce ne sono di molto competenti e approfonditi nell’articolo che accompagna il Report e che trovate qui.

Mi vorrei invece soffermare su tre riflessioni. La prima di queste parte dal fondo della presentazione del Report ed ha a che fare con la speciale attenzione riservata al community fundraising; “da qui in periferia” lo diciamo da tempi non sospetti, o meglio, per dirla alla Zerocalcare: te l’avevo detto!

Dopo l’ubriacatura della globalizzazione, complice anche il Covid e le troppe guerre e tensioni che infestano questo nostro tempo, la territorialità, la comunità e, diciamolo, i beni relazionali della cui produzione noi del Terzo Settore e affini siamo maestri, si stanno prendendo una grande rivincita culturale, economica e ambientale.

Secondo aspetto particolarmente acuto è l’osservazione di Serena Porcari circa la non coerente crescita tra le risorse destinate al giving e l’aumento degli utili delle imprese, che volgarmente tradotto suona circa così: guadagno di più ma ne dono meno (in proporzione), visto che le somme erogate rimangono più o meno le stesse del periodo precedente, questo alla faccia di tutti gli obiettivi 2030 o rating ESG. E non venite a raccontarmi la differenza tra gli investimenti in CSR e le donazioni, perché la conosco, ma in questo contesto, francamente, mi sembra più una scusa che una motivazione.

Infine l’intervento di Gabriele Sepio circa il ddl “post pandoro”. Mi sembra che sia assolutamente degno di nota, io l’ho riletto più volte per cercare di cogliere tutti gli aspetti importanti, che sono molti e mi sembra contenga degli alert che non vanno sottovalutati perché potrebbero creare danni.

In conclusione non posso esimermi dal notare come questo sembra essere un tempo in cui l’attività normativa del Governo sia particolarmente brillante e pronta a rispondere alla quotidianità: c’è un rave party? Arriva la norma. Accade un (tragico e inaccettabile) naufragio? Arriva la norma. Qualcuno fa “un errore di comunicazione”? Arriva la norma. Sembrano più corse sul posto che interventi che vanno alla radice del problema, per riprendere una metafora utilizzata da un giornalista e comunicatore degno di nota, Francesco Costa.

Lo so che spesso le norme arrivano a regolamentare comportamenti e prassi già in essere nelle società, ma non credo che si possa sempre giocare all’italiana: catenaccio e contropiede.

 

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